Economia Circolare: esempi e casi studio di modelli di business sostenibili
L’Economia Circolare non è uno slogan “qualitativo”. È un paradigma misurabile per muoversi verso modelli di business più efficienti e resilienti, che fanno bene alla propria azienda, all’ecosistema, alla società e all’intera catena del valore.
Cosa approfondirai in questa news:
• Cosa (dovrebbe) essere l’Economia Circolare per le imprese: quantificare la propria “circolarità” per generare vantaggi e benefici;
• 5 Esempi di applicazione del paradigma di Economia Circolare su Prodotti e Servizi;
• 10 Esempi di modelli di business circolari.
Articolo realizzato in collaborazione con Augusto Bianchini – professore associato Dipartimento di Ingegneria Industriale Università di Bologna.
COS’È L’ECONOMIA CIRCOLARE: I VANTAGGI
Partiamo dalla definizione della commissione europea nel 2015 per capire cos’è l’economia circolare – anche se la primissima definizione del paradigma risale al 1970:
«In un’economia circolare, il valore dei prodotti e dei materiali è
mantenuto il più a lungo possibile. I rifiuti e l’utilizzo di risorse sono
minimizzati , e quando un prodotto raggiunge il fine vita, viene utilizzato
nuovamente per creare nuovo valore.»
Ma per iniziare un approccio concreto a questo paradigma come modello resiliente per aziende e organizzazioni, non si può prescindere da considerazioni più profonde (e che spesso degenerano in falsi miti).
Infatti, da questo punto di partenza, possiamo continuare a descrivere l’Economia Circolare con i punti chiave dei pilastri su cui si fonda:
- impiego di poche risorse a monte del processo produttivo. Quindi, una forte riduzione della produzione di nuova materia prima: la Terra non dispone di infinite risorse;
- minimizzare la produzione di rifiuti (e quindi di prodotti/energia che vengono eliminati o sprecati): la Terra non è in grado di rigenerarli;
- mantenere il circolo più a lungo possibile nel circolo produttivo singoli materiali, tutti i prodotti realizzati, le risorse in circolo;
- l’economia circolare NON è un insieme di azioni “qualitative”, ma misurate e basate su dati concreti;
- l’economia circolare NON coincide con la green economy. Questo perché i modelli di business circolari tengono conto, oltre che dell’impatto sostenibile a livello sociale e ambientale, anche del fattore economico e di business;
- l’economia circolare e il suo paradigma ha un beneficio diretto anche sulla continuità operativa aziendale e sulla sua resilienza.
Infatti, la scarsità di risorse prime, l’oscillazione improvvisa e rapida dei loro prezzi e i danni legati a eventuali interruzioni di fornitura da parte di paesi esteri, rendono il modello di economia lineare vulnerabile e non più sicuro. (Il recente caso dell’incidente nel Canale di Suez è solo uno degli ultimi esempi).
In questo senso, l’economia circolare attiva benefici di business diffusi (di tipo sociale, economico e ovviamente ambientale) su tutta la filiera produttiva, per una crescita condivisa tra tutti gli attori in gioco, in tutte le fasi produttive: progettazione, produzione, distribuzione, consumo, raccolta e riciclo.
Limitare la dipendenza dalla produzione di nuova materia prima e rimetterne in circolo la maggior parte, contribuisce in tutti i sensi a limitare i rischi generati dall’attuale modello economico.
Viceversa, prendere decisioni consapevoli circa un percorso strategico aziendale condiviso – basato su dati e misurazioni concrete -, rappresenta la vera fonte di benefici robusti per il business.
Gli esempi di economia circolare che leggerai di seguito, frutto di casi studio reali, sono un segnale incoraggiante e d’ispirazione per aziende e PMI intenzionate a intraprendere questa strada.
ECONOMIA CIRCOLARE: 5 ESEMPI
Tutti gli esempi di processi circolari che trovi di seguito sono casi applicativi reali sviluppati su aziende di prodotto e servizio attive su settori differenti (Manufacturing, Moda, Food, Eventi, Energy).
CASO STUDIO 1.
Settore: Eventi
Focus applicazione: Raccolta, separazione e riciclo dei rifiuti plastici
Contesto: Regionale/Locale
Esempio di caso studio: Il progetto CORRIPULITO tenuto in occasione della VIII Edizione della Maratona Alzheimer (15/09/2019), ha avuto come obiettivo l’ ottimizzazione della gestione dei rifiuti plastici prodotti durante l’evento tramite una pratica implementazione di Economia Circolare.
L’attività ha permesso di contabilizzare tutto il materiale entrante e uscente durante la maratona, intercettare fornitori di materiale, raccogliere, separare, pesare e avviare la materia a recupero presso la società multiutility coinvolta.
È stata effettuata la raccolta differenziata di 4 tipologie di prodotti/materiali plastici, in opportuni punti di raccolta attrezzati e con il coinvolgimento di volontari dedicati al progetto.
Il nuovo modello di gestione dei rifiuti plastici di un evento sportivo ha
consentito di:
- aumentare l’efficienza di raccolta, di separazione e di riciclo di bottiglie, stoviglie e vaschette in plastica;
- ridurre la parte inviata in discarica;
- reinserire nel ciclo produttivo il materiale recuperato e riciclato per altre applicazioni e prodotti.
Un progetto che permette di soffermarsi su una importante considerazione aggiuntiva: il paradigma plastic free – ad oggi – è un totem impraticabile.
Le imponenti sfide – in questo senso – possono essere duplici: trovare soluzioni alternative di transizione verso nuovi materiali, oppure sfruttare la caratteristica di non-biodegradabilità del materiale plastico, recuperarlo all’infinito nella sua forma monomateriale (cioè solo 1 materiale) e senza contaminanti, senza necessità di produrre nuova materia prima.
Un vantaggio per il business che parte da dati precisi, misurazioni e numeri: un aiuto e punto di partenza è sicuramento lo strumento dell’analisi LCA (Analisi Ciclo di Vita Prodotti e Processi).
CASO STUDIO 2.
Settore: Food
Focus applicazione: Nuovo modello di gestione delle vaschette in PET per alimenti
Contesto: Regionale
Esempio di caso studio: Il progetto Plastic Waste Free punta a rivedere le attuali modalità di gestione delle vaschette per alimenti (in PET) attraverso la responsabilizzazione di tutti gli attori coinvolti nella filiera, compreso il
consumatore finale.
In concreto, è stato chiesto ai consumatori finali – a valle del processo – di riconsegnare il materiale di rifiuto: per ogni vaschetta PET riportata venivano conferiti 20 centesi.
Il rifiuto è stato così riconsegnato, riciclato direttamente dalla società multiutility coinvolta e rimesso in circolo, togliendo così materia prima vergine dal circolo produttivo.
Obiettivi di progetto erano:
• Integrare la filiera per condividere strategie e benefici diffusi;
• Coinvolgimento del consumatore finale attraverso un incentivo e
un’informazione corretta;
• Contribuire ai target europei sul riciclo di plastica (European Strategy for
Plastics e il nuovo Action Plan per l’Economia Circolare), sfruttando
opportunità ancora non completamente esplorate.
I benefici degli impatti di sostenibilità del nuovo modello di gestione sono stati:
• impatti ambientali: plastica riciclata, rifiuti ed emissioni evitati
• condizioni di convenienza economica per il nuovo modello;
• impatti sociali: coinvolgimento del nuovi posti di lavoro generati.
Infatti, il coinvolgimento dell’intera filiera agrifood – dal produttore di packaging (vaschette), ai confezionatori, i distributori, fino all’utilizzatore finale, hanno avuto un impatto diretto anche economico a monte del processo produttivo: un costo di 0,9€ al kg per un 1 kg di PET portato alla bocca dell’estrusore, contro 1,5€ del PET vergine.
CASO STUDIO 3.
Settore: Energy
Focus applicazione: Recupero del fosforo da acque reflue e riutilizzo in fertilizzanti
Contesto: Nazionale/Regionale
Esempio di caso studio: Il progetto vuole verificare la fattibilità tecnico economica ed ambientale di un ciclo chiuso del fosforo, recuperato dalle acque di scarico delle aziende alimentari e riutilizzato nei fertilizzanti per produrre: foraggio per le aziende agricole, per i terreni adibiti a coltivazione di patate e vigneti.
Il fosforo di scarto veniva avviato verso impianti di trattamento o riversato nelle acque reflue (se in basse concentrazioni), e quindi smaltito come rifiuto.
Le azioni di separazione e recupero del fosforo hanno permesso di riportare la materia prima alle società coinvolte produttrici di fertilizzanti, eliminando la necessità di estrarre nuove risorse a monte del processo.
In termini economici, il beneficio ottenuto è stato di: costo 50€ a tonnellata di materiale recuperato e rimesso nel circolo produttivo, a fronte di 200€ a tonnellata di materia struvite estratta per produrre fertilizzanti.
CASO STUDIO 4.
Settore: Fashion
Focus applicazione: Quantificazione del livello di “circolarità” di prodotto e di processo dell’azienda
Contesto: Locale
Esempio di caso studio: Il settore della moda in generale, e ancora di più quello della moda di lusso, presenta alcune complessità che complicano l’implementazione dell’economia circolare:
• frammentazione elevata della catena di fornitura;
• qualità delle materie prime e estetica sono di fondamentale importanza;
• le tecnologie per il recupero e il riutilizzo di prodotti a fine vita e scarti sono ancora poco diffuse.
Il progetto ha previsto quindi la quantificazione e misurazione degli impatti ambientali, economici e sociali dei prodotti e dei processi di un’azienda produttrice di scarpe di alta moda.
L’obiettivo era quello di identificare i punti critici lungo i processi dell’intera supply chain per definire soluzioni di ottimizzazione maggiormente sostenibili.
Uno sforzo che ha coinvolto, anche in questo caso, l’intera filiera di settore: da chi produce componenti per scarpe (tacchi, suole, ecc.), a chi si occupa della distribuzione, fino ai fornitori di accessori e servizi.
Sono stati quindi sottoposti a misurazione degli impatti gli aspetti rilevanti e specifici per ciascuna aziende coinvolta: da quelli energetici, a quelli dei trasporti, dalla realizzazione del packaging fino alla gestione dei rifiuti.
Il risultato sono state dashboard grafiche di analisi e di monitoraggio, grazie alle quali il management aziendale poteva tenere sotto controllo gli indicatori critici specifici identificati e misurati per ciascuna azienda.
CASO APPLICATIVO 5.
Settore: Manufacturing
Focus applicazione: Manutenzione predittiva macchine e impianti di pompe centrifughe
Contesto: Regionale/Locale
Esempio di caso studio: La manutenzione rientra tra gli archetipi dei modelli di business circolari in quanto agisce durante l’utilizzo di prodotti/materiale/risorse per ripristinarne le funzionalità iniziali e quindi estendere la loro durata.
Il progetto è incentrato sull’inserimento di accelerometri sulla pompa, per monitorare in real time le condizioni della macchine tramite analisi delle vibrazioni.
La pompa dotata di accelerometro ha permesso così di aprire un nuovo modello di business, generando valore dalla vendita del servizio di pompaggio o di manutenzione predittiva (invece che preventiva).
In questo modo l’impatto circolare si è concentrato su un allungamento del ciclo di vita dell’impianto, implementando inoltre azioni di misurazione in grado di fare diagnostica e prognostica sugli impianti.
In questo modo la sostituzione della macchina avviene just in time, ovvero solo nel momento in cui sia arrivata effettivamente a fine vita, evitando così azioni di manutenzione o sostituzione preventiva.
ESEMPI DI MODELLI DI BUSINESS CIRCOLARI
In questo senso è necessaria una premessa fondamentale: non esiste un modello di business unico per tutte le aziende. Non esiste “IL modello circolare”: occorre partire dalla conoscenza dettagliata dei processi interni e il mercato per creare un nuovo modello di business “su misura” per la propria organizzazione.
Infatti, esistono modelli di business differenti sia lato fornitori, sia lato clienti. A seconda dell’assetto specifico di ciascuna azienda.
Ecco 10 esempi sui principali modelli di business circolari identificati.
Obiettivo: GENERAZIONE VALORE A VALLE DEL PROCESSO – LATO CLIENTE
Categoria: DEMATERIALIZZAZIONE O EFFICIENZA
1. Ambito: Servizi dematerializzati (virtualizzazione, digitalizzazione)
Descrizione: Sostituzione di oggetti fisici con servizi virtuali/digitali.
Collaborazione, condivisione, raggruppamento dell’offerta sono nuovi modelli di consumo, generando risparmi dalla mancata produzione di beni materiali. Vanno considerati i costi dell’infrastruttura del servizio. Il valore deriva dalle entrate dei contratti sottoscritti.
Esempi: (1) TV/musica on demand (Netflix, Spotify); (2) Cloud computing per mail e gestione dei documenti (Xerox).
2. Ambito: Servizio di riduzione della domanda
Descrizione: Soluzioni che moderano l’uso di energia e risorse da parte dei singoli o delle aziende. I clienti risparmiano più di quanto costa il servizio. Il valore deriva dalle entrate dei contratti sottoscritti.
Esempi: Servizio di assistenza e training per ridurre i consumi (ESCOs , Kyocera, Riversimple).
3. Ambito: Incoraggiare la quantità sufficiente
Descrizione: Azioni che moderano le attività di vendita, eliminando campagne di marketing manipolative e riducendo gli incentivi. Il valore deriva dalla riduzione di produrre prodotti che fanno leva sull’immagine aziendale.
Esempi: Campagne di non acquisto ma di riparazione (Patagonia).
Categoria: CONSUMO COLLABORATIVO
4. Ambito: Sharing economy
Descrizione: Prodotti, attrezzature o servizi, di proprietà dei singoli
o di organizzazioni non commerciali (es. enti governativi) sono condivisi senza oneri. Il valore per gli utilizzatori di questo modello è generato da una riduzione dei costi.
Esempi: Strumenti come trapani e tosaerba. Sovracapacità di auto e case.
5. Ambito: Piattaforme di condivisione
Descrizione: Prodotti, attrezzature o servizi, di proprietà dei singoli o di organizzazioni commerciali, vengono condivisi/noleggiati tramite accordi commerciali, creando valore. Il valore è creato anche dalla creazione e gestione della piattaforma per i consumatori e utilizzatori.
Esempi: Sharing mobility (Riversimple, Zipcar, Audi Unite). Car pooling (BlaBlaCar). Noleggio attrezzature per foto (Share Grid). Infrastrutture logistiche condivise. Proprietà condivisa di prodotti (es. lavanderie nei condomini).
Obiettivo: GENERAZIONE VALORE A MONTE DEL PROCESSO – LATO FORNITORI
Categoria: APPROVIGIONAMENTI CIRCOLARI
1. Ambito: Gestione delle attrezzature
Descrizione: Ottimizzazione dell’attrezzatura produttiva (ICT, parco macchine) attraverso la condivisione, il prestito, il riutilizzo o la rivendita. Il valore è generato da risparmi nei costi operativi.
Esempi: B2B sharing di attrezzature, competenze e personale (FLOOW2, Circular Mobility).
2. Ambito: Simbiosi industriale
Descrizione: Utilizzo dei rifiuti di altri processi come materia prima, attraverso lo sfruttamento della vicinanza geografica. Il valore è generato dai risparmi nell’acquisto di materia prima.
Esempi: Eco Industrial Park (Kalundborg). Scarti delle raffinerie dello zucchero (AB sugar).
3. Ambito: Forniture circolari
Descrizione: Prodotti o materiali circolari intesi come derivanti da riciclo, rinnovabili, rifiuti o da flussi inquinanti. Il valore è generato dai risparmi nell’acquisto di materia prima.
Esempi: Recupero di rifiuti (Interface) – reti da pesca per realizzare tappeti. Packaging da fonti rinnovabili (Ecovative).
Categoria: PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE CIRCOLARI
4. Ambito: Raccolta, take back e rilavorazione di prodotti usati
Descrizione: Il valore è generato dalla cooperazione nella produzione attraverso la chiusura del cerchio che può determinare nuove fonti di guadagno o risparmi.
Esempi: Piattaforme online per connettere aziende, organizzazioni di carità, cittadini per aiutarsi attraverso donazioni e riutilizzo di prodotti (Globechain).
5. Ambito: Produzione su domanda
Descrizione: Produzione di prodotti e servizi sono quando l’ordine del cliente è stato quantificato e confermato. Il valore è generato dai risparmi di mancati magazzino e vendite.
Esempi: Arredamento (Made).