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12 Settembre 2023

ATEX – CLASSIFICAZIONE DELLE AREE A RISCHIO.

Le norme CEI dedicate alla classificazione delle zone a rischio esplosione hanno subito una radicale trasformazione metodologica.

A cura di Simone Chiarato

[Analista di Rischio – Area Sostenibilità]


ATEX: LA CLASSIFICAZIONE.

il D.Lgs. 81/2008, oltre a imporre al datore di lavoro l’obbligo di valutazione del rischio esplosione, specifica chiaramente che questa stessa valutazione deve essere mantenuta aggiornata nel tempo ed in particolare in occasione di una ri-organizzazione del lavoro o di una modifica dei processi produttivi.

Nel corso degli anni, le norme CEI dedicate alla classificazione delle zone a rischio esplosione hanno subito una radicale trasformazione metodologica: di fatto la definizione delle distanze pericolose è passata da un iniziale approccio numerico a un attuale approccio grafico, nel quale la distanza pericolosa viene estrapolata da un grafico (Figura D.1 della CEI EN 60079-10-1).  

ATEX classificazione

Le principali sfide nell’applicazione della CEI 60079-10-1 edizione 2021 riguardano le possibili risposte ai seguenti quesiti:

  • Come stabilire se l’emissione da una sorgente può classificarsi come “Getto” o come “Dispersiva”?
  • Come valutare la distanza pericolosa laddove la caratteristica di emissione non ricade nel range di cui alla Figura D.1 della CEI EN 60079-10-1?
  • È possibile determinare distanze pericolose inferiori ad 1 m?

L’APPROCCIO ALLA CLASSIFICAZIONE.

I tecnici NIER che si occupano della classificazione delle zone a rischio ATEX da atmosfere esplosive sono in grado di adottare soluzioni quanto più versatili e attinenti alle reali condizioni di esercizio e alle situazioni impiantistiche, con lo sviluppo di modellazioni numeriche o fluidodinamiche. Grazie a questo, si possono risolvere quegli aspetti che molto spesso sono fonte di dubbi.

Le fasi del processo di classificazione ATEX hanno preso in esame:

  • RILIEVO IN CAMPO

Il sopralluogo in sito costituisce la fase operativa più importante per poter valutare il rischio esplosione, in quanto dà la possibilità al tecnico di individuare non solo le sorgenti di emissione, ma anche di definire tutte le condizioni al contorno che influenzano l’estensione delle zone pericolose.

  • SVILUPPO DELLA CLASSIFICAZIONE

Il tecnico provvede all’applicazione della metodologia di calcolo per la definizione delle zone pericolose, avvalendosi di software di calcolo numerici, grazie ai quali è possibile definire puntualmente le condizioni di rilascio e di stabilire una distanza pericolosa quanto più realistica possibile e rappresentarle in forma grafica.

  • VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Una volta terminata la classificazione delle zone pericolose, il tecnico si occupa della valutazione del rischio sulla base delle condizioni rilevate in campo e fornendo all’occorrenza delle possibili misure di miglioramento.

I RISULTATI OTTENUTI.

Il documento finale consente non solo al datore di lavoro di ottemperare agli obblighi di legge, ma di fornire al cliente uno strumento tecnico-grafico che ben si presta ad una rapida identificazione delle zone classificate a rischio esplosione.

DALLE PAROLE AI FATTI .

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