CARBON FOOTPRINT: LA DECARBONIZZAZIONE NELLE IMPRESE.
L’impronta carbonica – in inglese Carbon Footprint – permette di stimare le emissioni di gas serra delle aziende. Ecco come misurarla e come stabilire gli obiettivi di riduzione.
A cura di Roberto Menghi
[LCA Consultant – Area Sostenibilità]
L’emergenza climatica è un tema centrale nelle agende politiche internazionali e nazionali. Ridurre le emissioni di gas a effetto serra per cercare di contenere l’aumento della temperatura media globale è un obiettivo prioritario.
Tuttavia, l’ultimo Emissions Gap Report 2022 dell’UNEP[1] e per l’Italia il recente rapporto ISPRA[2], evidenziano come i progressi nella riduzione delle emissioni di gas serra sono stati insufficienti per raggiungere l’obiettivo di limitare l’aumento di temperatura ben al di sotto dei 2°C entro il 2030, come stabilito dall’Accordo di Parigi.
In questo contesto, il settore industriale è un attore chiave nel percorso di decarbonizzazione e può diventare protagonista nell’affrontare la sfida climatica a fianco dei governi. Le imprese sono chiamate a ridurre la propria impronta sull’ambiente, nell’ottica di responsabilità verso il Pianeta e le future generazioni, ma soprattutto come scelta strategica di business di lungo periodo.
Il primo passo, quindi, è aumentare la consapevolezza del proprio impatto ambientale e favorire comportamenti, azioni e politiche orientate alla sostenibilità ambientale. Come? Con una strategia di decarbonizzazione.
[1] United Nations Environment Programme (2022). Emissions Gap Report 2022: The Closing Window — Climate crisis calls for rapid transformation of societies. Nairobi. https://www.unep.org/emissions-gap-report-2022
[2] ISPRA (2023). Le emissioni di gas serra in Italia: obiettivi di riduzione e scenari emissivi. Rapporti 384/2023. ISBN 978-88-448-1156-3
COME MISURARE L’IMPRONTA CARBONICA.
La valutazione dell’impronta carbonica (in inglese carbon footprint) permette di stimare le emissioni di gas ad effetto serra generate da un’organizzazione (ma si può applicare anche a un prodotto, servizio e processo).
Nel calcolo vengono considerate tutte le emissioni di gas climalteranti (anidride carbonica, metano, protossido d’azoto, idrofluorocarburi, esafluoruro di zolfo, perfluorocarburi) che vengono convertite in tonnellate di CO2 equivalente, mediante i fattori stabiliti a livello mondiale dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).
Esistono due standard di riferimento principali: la norma UNI EN ISO 14064 e il GHG Protocol (WRI/WBCSD).
Entrambi consentono di quantificare i gas serra connessi all’organizzazione, suddividendoli in emissioni dirette e indirette.
- Le emissioni dirette sono quelle provenienti da fonti proprie dell’azienda o controllate dall’impresa stessa.
- Le emissioni indirette sono una conseguenza delle attività dell’organizzazione, ma la cui fonte è controllata da altre imprese. Si tratta si analizzare le emissioni generate a monte e a valle della catena di approvvigionamento, spesso rappresentano una quota considerevole delle emissioni totali. Gli esempi di emissioni indirette sono quelle generate dalla produzione di materie prime, dall’acquisto di beni e servizi, dall’utilizzo dei beni prodotti e dallo smaltimento del prodotto finale venduto dall’azienda.
CARBON FOOTPRINT: COME STABILIRE GLI OBIETTIVI.
Al momento, uno degli standard di riferimento per la definizione degli obiettivi di riduzione delle proprie emissioni, è rappresentato dall’iniziativa Science Based Targets (SBTi).
La SBTi è stata creata da UN Global Compact, Carbon Disclosure Project (CDP), World Resources Institute (WRI) e World Wide Fund for Nature (WWF), supporta il settore privato nell’accelerare la definizione di obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra.
L’iniziativa ha già supportato diverse imprese a fissare obiettivi climatici ambiziosi basati sulla scienza, quelli che contribuiranno concretamente a ridurre le emissioni di gas serra. In questo modo, anche le emissioni globali rallenteranno e si innescheranno cicli di feedback positivi per le politiche sul cambiamento climatico.
Nel dettaglio, gli obiettivi devono essere: misurabili, perseguibili e limitati nel tempo. Basati sulla migliore scienza disponibile, per poter permettere alle imprese di allinearsi ai limiti della Terra e agli obiettivi di sostenibilità. Gli obiettivi devono essere tracciati nel lungo periodo (entro il 2050) sia nell’intermedio, in modo da monitorare passo dopo passo il loro raggiungimento.