Ingegneria del Software: con la formazione continua interna si accolgono le sfide dei settori più avanzati
Il re-inizio dello scenario di mercato attuale passa anche dalle capacità e competenze (tecniche e non) per affrontare le nuove sfide.
In misura maggiore per industries come i trasporti, il biomedicale, l’automotive o l’automazione industriale, dove la tecnologia e il digitale si stanno spingendo sempre oltre e gli obiettivi di crescita sempre più ambiziosi.
Forse, allora, mettersi al lavoro per formare e alimentare skills “singolari“ e iper-specifiche permetterà di creare soluzioni non–standard e innovative.
Quattro domande a Emiliano La Cara, responsabile Unità Design Software Critico (Area Ingegneria del Software NIER)
1. Quali sono le competenze tecniche e “soft” più cercate in un ambito in continua evoluzione come quello dell’Ingegneria del Software e per quali ambiti in particolare?
In una realtà in cui il software diventa sempre più invasivo, a tutti i livelli, è necessario armarsi delle competenze necessarie, ed internalizzarle, per garantire il proprio livello di competitività sul mercato.
In termini di Job Function questo si traduce in una creazione di teams di lavoro equilibrata tra figure tecniche, caratterizzate da competenze verticali, e un livello dirigenziale che possa orchestrare i teams avendo chiare le specifiche esigenze, in continua evoluzione, dei domini di competenza in cui si deve operare.
Questa impostazione risulta funzionale quando le competenze tecniche dei talenti nei vari teams sono al corretto livello qualitativo.
Condizione imprescindibile per farsi trovare preparati di fronte alle sfide inedite tipiche dei settori dove la tecnologia e gli obiettivi di crescita si stanno spingendo sempre oltre.
Questo imprinting copre specifici ambiti dall’elevata complessità: dal ferroviario, al biomedicale, fino all’automotive e all’automazione a livello industriale.
La contaminazione delle tecnologie standard con le sempre più spinte tecnologie moderne – dall’intelligenza artificiale al cloud computing – richiede un alto livello di attenzione per rimanere al passo.
Soprattutto quando si punta a creare prodotti con una forte connotazione di dominio.
E questo, mi sono reso conto nel corso degli anni, è un particolare marchio di fabbrica davvero efficace nel customizzare con successo anche i progetti più specifici: possedere competenze di dominio – maturate nei decenni – con l’obiettivo di alimentarle con la giusta dose di tecnologia e poterle esprimere al meglio calandole nel contesto odierno.
2. La formazione continua interna, quindi, avrà un impatto sensibile sulla competitività di un’azienda. Ma è sufficiente per sopperire alla mancanza di figure tecniche specialistiche sul mercato?
Le figure specialistiche sono chiaramente fondamentali per svolgere le attività in cui si articolano i progetti di lavoro. Sono necessarie, certo, ma non sufficienti.
Infatti, se tali figure non sono caratterizzate anche dalla attitudine a valorizzare ed indirizzare la formazione interna, allora non si ha evoluzione aziendale e non si creeranno le condizioni per affrontare opportunamente le sfide odierne.
Il connubio tra competenze specialistiche e formazione interna diventa quindi condizione necessaria per mantenere la competitività sul mercato. Certo, affidarsi a figure tecniche specialistiche è sicuramente la chiave di volta, ma a patto che al contempo si lavori per alimentare i giovani talenti.
Sono loro che diventeranno gli specialisti di domani.
Questo ci ha spinto ad investire nella progettazione di un percorso di formazione continua – NIER . Learning Lab, l’academy interna cui abbiamo dato vita diversi mesi fa – su materie e strumenti cuciti esclusivamente sulla nostra identità, sull’alto e crescente valore aggiunto che vogliamo continuare a dare come contributo tecnico allo sviluppo dei settori più avanzati.
Penso sia la soluzione migliore in un contesto come quello attuale, dove la percezione del lavoro è cambiata negli anni.
Si è passati dal concepirlo come sinonimo di stabilità/successo/denaro, fino all’esigenza per cui il lavoro deve avere prima di tutto un senso profondo.
Per le nuove generazioni la tecnologia è importante, anche come strumento di espressione ed hanno desiderio di sapere come il loro ruolo impatti su una organizzazione, cercando stimoli continui. I motivi del cambio di occupazione sono spesso la mancanza di una motivazione nel lavoro, la mancanza di mentorship, di sviluppo di competenze e condivisione.
Pensiamo che la risposta migliore a queste esigenze sia puntare su un vero e proprio percorso formativo continuo interno, ritagliato sulle esigenze più sentite e capace di creare un ponte tra team building, senso di appartenenza, crescita professionale e personale.
3. Quali sono le soft e hard skills che giocano e giocheranno un ruolo chiave per creare soluzioni inedite a nuovi problemi (insomma, per fare innovazione) e come si possono “allenare”?
Nell’Area INGEGNERIA DEL SOFTWARE abbiamo chiaro che cosa perseguire in termini di hard skills e soft skills.
La maggior parte sono ben riepilogate nel «The Future of Jobs report» del 2020 dal The World Economic Forum:
- Risoluzione problemi complessi;
- Pensiero critico;
- Creatività / innovazione;
- Gestione delle persone;
- Coordinamento interpersonale;
- Intelligenza emotiva;
- Capacità di giudizio e autonomia decisionale;
- Orientamento al servizio;
- Negoziazione;
- Flessibilità cognitiva.
Sono caratteristiche che, anche se possono suonare “singolari“, nel mondo del design, del test e validazione del Software sono imprescindibili. E per un motivo molto semplice:
In particolare, l’intelligenza emotiva permette di alimentare un clima di lavoro fecondo per le idee: se ci si sente a proprio agio in un ambiente che stimola la condivisione, la crescita professionale, anche a livello tecnico, è una naturale conseguenza.
Inoltre la flessibilità cognitiva è una caratteristica oggi necessaria come mai prima: siamo stati abituati ad applicare paradigmi dai confini molto definiti, invece oggi è richiesta una spiccata capacità di adattarsi ad un ambiente esterno che cambia di continuo, ricco di stimoli che entrano anche in competizione tra di loro, e questo accade se si possiede l’abilità di cambiare strategia d’azione e di pensiero passando in rassegna, mentalmente e rapidamente, differenti piani d’azione e catene di pensieri.
Quando si possiedono queste caratteristiche viene da se che le hard skills, comunque oggetto di valutazione, si possano affinare con il giusto studio e con una formazione ben mirata, specie in domini tanto specifici come quelli del nostro mercato.
L’unico modo per allenare le competenze più “soft” è quindi maturare esperienze condividendo quotidianità lavorativa con profili più senior ed esperti. Infine, accettare le nuove sfide tecnologiche con proattività.
La nostra preferenza per queste caratteristiche denota un’impostazione di base: quella di puntare su menti brillanti e flessibili, piuttosto che su profili che sulla carta rispondono a un cliché di pure competenze specialistiche. Pensiamo che sia questo il grimaldello per aprire le porte a nuove opportunità nel mondo di oggi.
4. Perché sia efficace e d’impatto, su cosa si dovrebbe concentrare e come dovrebbe essere sviluppato un progetto di formazione tecnica continua interna?
Un corso di formazione interna continua che sia efficace nasce da una esigenza concreta, da un bisogno che emerge tipicamente quando ci troviamo di fronte ad un problema da risolvere, ad un progetto da realizzare e prendiamo coscienza che in quel contesto si possa migliorare.
Ed ecco che si inizia a distribuire il know-how interno, invece di tenerlo confinato su pochi profili con maggiore expertise.
Proprio le figure specialistiche mettono in campo il loro bagaglio di esperienze, non solo di know-how tecnico, dando vita allo scambio di sapere.
Nell’affrontare faccia a faccia le nostre sfide professionali sono emerse in modo naturale alcune di queste esigenze.
Come ad esempio specializzare le nostre competenze di progettazione di software embedded per lo sviluppo di sistemi di controllo e comando per il settore dei trasporti.
Per soddisfarle è stato creato un corso verticale sul linguaggio C, dall’impronta molto pratica, reale e meno teorica.
Inoltre, per la progettazione di sistemi di segnalamento ferroviario o per la validazione di sistemi biomedicali, piuttosto che per la progettazione di compiler sicuri e di sistemi di diagnostica, è emersa la necessità approfondire la conoscenza interna relativa alla progettazione di database.
Anche in questo caso ne è nato un corso frontale per uscire dalla zona di comfort e approcciare sia i problemi reali che incrociamo più di frequente, sia ad affrontarne di nuovi.
Un altro caso esemplare è relativo al corso sul segnalamento ferroviario e le sue regole, tematica di nicchia e per cui non esiste un “manuale” su cui studiare.
Un vero circolo virtuoso che nutre e fa bene a tutti: ai giovani talenti, per portare il proprio contributo e trovare la propria soddisfazione; all’azienda, per continuare a essere utile ai propri stakeholders e competitiva sul mercato; ai clienti, per avere accanto società partner all’altezza delle belle e nuove sfide da abbracciare.
Per questo, nella nostra academy interna NIER . Learning Lab altri corsi formativi sono in agenda in materia Software:
- Software Design pattern,
- sistemi operativi open source,
- programmazione Object Oriented,
- web technologies.
• Siamo felici di essere utili: per informazioni o dettagli puoi scriverci a BD@nier.it