MERCATI

Il nostro percorso ci ha portato ad esplorare e a realizzare progetti in mercati diversi. Scopri cosa possiamo fare nel settore della tua azienda.

TORNA AGLI ARTICOLI
17 Maggio 2024

LA SICUREZZA NEGLI AMBIENTI CONFINATI: L’INCIDENTE DI CASTELDACCIA.

La promozione della cultura della sicurezza è un passo essenziale da compiere.


A cura di Lorenzo Loreti

[Tecnico Unità Construction Safety & Engineering – Area Sicurezza Occupazionale]


Un nuovo incidente sul lavoro ha coinvolto l’opinione pubblica e porta con sé riflessioni sempre più urgenti. La cultura della sicurezza non è più una possibilità, ma un esercizio che va condiviso.

In questo articolo, portiamo le nostre osservazioni sull’incidente di Casteldaccia (PA) dove hanno perso la vita 5 operai coinvolti nella manutenzione di un tratto di fognatura. Attraverso il nostro punto di vista, entriamo nel dettaglio delle procedure di prevenzione e protezione, ma soprattutto nell’importanza di una cultura della sicurezza.

LE DINAMICHE DELL’INCIDENTE.

Come abbiamo anticipato sopra, a Casteldaccia (PA), 5 operai sono deceduti durante la manutenzione di un tratto di fognatura. La causa dei decessi risiede in una mancata gestione del rischio dovuto ad alta concentrazione di gas accumulatosi nella parte bassa della cameretta che ha portato poi ad asfissia e morte. La catena di infortuni mortali si è attivata anche in fase di intervento dei soccorsi, due soccorritori urgentemente discesi nella cameretta, non vedendo più risalire i tre colleghi addetti alla manutenzione, sono andati incontro alla stessa sorte.

Il gas letale in questione è l’acido solfidrico o idrogeno solforato (H2S), prodotto dalla degradazione batterica di proteine animali e vegetali che si può trovare in natura nelle zone di emissione geotermiche e vulcaniche e in aree termali con acque sulfuree (a bassissime concentrazioni sono noti anche gli effetti benefici antinfiammatori); inoltre si può trovare in fognature, acquedotti, allevamenti di animali intensivi, impianti petrolchimici, attività di conciatura di pelli, impianti di produzione di fertilizzanti, coloranti e pigmenti, impianti di trattamento di acque di scarico.

L’esposizione all’H2S provoca sul corpo umano effetti diversi, in funzione della concentrazione. A basse concentrazioni è percepibile il caratteristico odore di uova marce ma, man mano che la concentrazione aumenta sopraggiunge l’effetto della paralisi olfattiva, irritazione agli occhi e cutanee e i primi disturbi respiratori. A concentrazioni molto elevate seguono poi i sintomi dell’intossicazione come vertigini, mal di testa e nausea, fino a convulsioni e morte.

Al fine di ridurre gravità e numerosità di questi infortuni nel 2011 è stato emanato il DPR 177, un regolamento recante norme per la qualifica delle imprese operanti in questi ambienti, con l’intento di definire imprese e lavoratori in possesso dei requisiti per operare in ambienti altamente pericolosi.

Attualmente, il quadro normativo sugli ambienti confinati è piuttosto ridotto, ma qualcosa si sta muovendo. I recenti aggiornamenti del INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro) hanno fatto chiarezza su alcuni aspetti contrattuali nell’ambito della qualifica dell’impresa; a breve è prevista anche l’uscita di una norma UNI che riguarderà i criteri per l’individuazione dei pericoli e la valutazione dei rischi con l’auspicio che, le novità introdotte, siano d’aiuto e garanzia per tutti i soggetti interessati, che siano essi tecnici o imprese.

Le cause degli infortuni mortali vanno ricercate nella sottovalutazione dei rischi, nella mancanza di formazione ed addestramento, nell’inosservanza di procedure di sicurezza, nella mancata applicazione delle procedure di emergenza e nell’errato utilizzo (e spesso mancato) dei DPI. A seguito, il Ministero del Lavoro ha emanato un manuale illustrato per definire gli iter procedurali della gestione delle attività in ambienti confinati, nonostante ciò, si verificano ancora numerosi infortuni mortali.

PREVENZIONE E PROTEZIONE.

Cosa fare per evitare episodi mortali come quella di Casteldaccia?

Le attività all’interno degli ambienti confinati devono seguire iter procedurali ed organizzativi definiti. L’identificazione dell’ambiente sia dal punto di vista geometrico (modalità di acceso e sue dimensioni, caratteristiche interne, illuminazione) che dei rischi presenti (valutazione dell’atmosfera interna, presenza di impianti interferenti) è parte fondamentale di questo processo.

Pertanto, l’analisi preliminare ed approfondita che individua i rischi connessi all’accesso è di fondamentale importanza per definire le misure di prevenzione e protezione da mettere in atto: procedure di accesso, di costante verifica dello stato dell’ambiente e procedure di emergenza e soccorso, oltre alla formazione del personale, la predisposizione e dei Dispositivi di Protezione Collettiva e, se non sufficienti, l’adozione di DPI adeguati, sono il cardine per evitare gli infortuni.

La normativa prevede la nomina da parte del Committente, per attività appaltate, di un tecnico esperto come suo rappresentante, di seguito chiamato RDLC (Rappresentante Datore di Lavoro Committente) che effettua verifiche preliminari di idoneità dei requisiti dell’impresa affidataria (ai sensi del DPR 177/2011) e delle procedure di Lavoro predisposte dall’impresa, informa i lavoratori in merito ai rischi presenti nell’ambiente in cui sono chiamati ad operare e vigila inoltre in funzione di indirizzo e coordinamento delle attività svolte dai lavoratori.

L’accesso all’ambiente confinato, da parte esclusivamente di personale formato, può avvenire solo a seguito di verifiche preventive per definire in maniera precisa il livello di ossigeno, l’esplosività dell’atmosfera e la possibile presenza di gas tossici e/o letali, che avvengono con predisposizione di Permesso di Lavoro per la verifica di:

  • Segregazione e segnalazione dell’area di lavoro;
  • Corretta esecuzione delle procedure di Lock Out, Tag Out e Try Out con le quali si verifica che gli impianti e/o i macchinari presenti nell’area di intervento non entrino in funzione;
  • Presenza dell’attrezzatura idonea e dei dispositivi di protezione individuale elencati nella procedura di lavoro e verifica delle condizioni e del funzionamento;
  • Ventilazione dei locali mediante apertura preventiva di tombini/boccaporti oppure mediante ventilazione meccanica (estrazione, pompaggio, push-pull);
  • Misurazione della percentuale di ossigeno e di eventuali sostanze tossiche e infiammabili prestando attenzione che tale verifica sia eseguita a diverse altezze e per un tempo adeguato;
  • Presenza di comunicazione interno/esterno e Soccorsi;
  • Presenza di dispositivi di emergenza e soccorso come da procedure descritte dall’impresa.

Solo seguendo questi rigorosi passaggi è possibile trasformare un lavoro ad alto rischio in un’operazione sicura e proteggere l’incolumità di tutti gli addetti coinvolti.

LA NOSTRA ESPERIENZA A SERVIZIO DELLA SICUREZZA NEGLI AMBIENTI CONFINATI.

I tecnici NIER sono esperti in materia di ambienti confinati con competenze trasversali a partire dalla valutazione dei rischi, la predisposizione e la verifica di procedure di gestione delle attività fino alla formazione del personale.

Garantire la sicurezza sul lavoro richiede un impegno costante da parte di tutti (compreso il Legislatore) che può avvenire soltanto attraverso una proattiva collaborazione e la promozione di una cultura della prevenzione, al fine di creare ambienti di lavoro realmente sicuri e ridurre il numero di infortuni.


DALLE PAROLE AI FATTI .

Contattaci per saperne di più sull’argomento dell’articolo.

    Condividi .