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1 Ottobre 2021

Caso studio: Carbon Footprint (CFP) verificata di quadri ed interruttori elettrici

Carbon Footprint di Prodotto: come rispondere alle richieste dei propri clienti e del mercato ponendo le basi per una riduzione effettiva delle proprie emissioni di gas a effetto serra

Articolo a cura di Camilla Tomasetta, Area Sostenibilità Integrata NIER Ingegneria

OBIETTIVI DI RIDUZIONE DEI GAS AD EFFETTO SERRA

L’ormai assodata crisi climatica sta portando le aziende e le istituzioni a focalizzarsi sempre di più sulla riduzione delle emissioni di Gas ad Effetto Serra (GES o GHG in inglese).

A titolo di esempio, basta citare il Piano d’Azione Nazionale sul Green Public Procurement (PAN GPP), il cui obiettivo è quello di favorire l’acquisizione di prodotti e servizi che dimostrino di avere un ridotto impatto ambientale e sociale, a parità di caratteristiche di performance e qualitative.

Ciò si riflette nelle richieste dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), criteri premianti richiesti dal PAN GPP e la cui adozione è stata resa mandatoria in gare di appalto mediante il D.Lgs. 150/2016: l’art.34 del decreto ne obbliga, infatti, l’adozione da parte delle stazioni appaltanti.

Se alcune azioni possono risultare intuitive per la riduzione delle emissioni di GES (es. diminuire il proprio consumo energetico, affidarsi a fonti rinnovabili, optare per materie prime ad alto contenuto di riciclato), la quantificazione di tale riduzione risulta più complessa.
Inoltre, includendo tutti gli aspetti diretti e indiretti derivanti dall’implementazione di alcune soluzioni, il quadro diventa molto più complesso, causando quindi la perdita della caratteristica intuitiva.

Per poter verificare l’effettiva riduzione dei propri impatti ambientali potenziali e delle proprie emissioni è quindi fondamentale individuare ed utilizzare delle metriche e degli indicatori precisi, calcolati tramite l’implementazione di metodologie standardizzate.

METODOLOGIA DI RIFERIMENTO

A questo proposito ci viene in soccorso la metodologia di Life Cycle Assessment (LCA), un approccio standardizzato riconosciuto a livello internazionale.

Le norme di riferimento per la metodologia LCA sono le UNI EN ISO 14040:2021 e UNI EN ISO 14044:2021, le quali ne definiscono il framework e il campo di applicazione.

Una LCA è in grado di valutare i potenziali impatti ambientali e sulla salute umana associati all’intero ciclo di vita (o parte di esso) di prodotti, processi, servizi e sistemi.
Tra le categorie di impatto potenziale restituite dall’LCA è presente per l’appunto quella riferita alle emissioni di GES (riportate come chili o tonnellate di CO2 equivalente).

Lo standard che per primo ha inquadrato nello specifico gli inventari GES è il Greenhouse Gas Protocol del World Resources Institute e del World Business Council for Sustainable Development, fornendo un quadro per la misurazione e la comunicazione delle emissioni.

Un altro standard di riferimento comunemente adottato e altrettanto diffuso è l’ ISO 14067:2018 Greenhouse gases — Carbon footprint of products — Requirements and guidelines for quantification.
Questo può essere accompagnato da specifiche Product Category Rule (PCR) di settore.

IL CASO STUDIO: SUCCESSO E PROSEGUIMENTO

L’obiettivo della Committenza è stato quello di valutare i potenziali impatti ambientali – in termini di impronta carbonica – connessi al ciclo di vita di quadri ed interruttori elettrici appartenenti a 4 famiglie di prodotto commercializzate.

In particolare, si è trattato di quadri elettrici isolati in aria o in gas SF6 (esafluoruro di zolfo) e di interruttori, entrambi utilizzati nella distribuzione secondaria di energia elettrica in media tensione (12-24 kV), con impiego ideale nei seguenti campi di applicazione:

  • Sottostazioni di distribuzione secondaria in media tensione su reti radiali o ad anello di enti pubblici o distributori;
  • Sottostazioni di trasformazione;
  • Ospedali;
  • Centri residenziali;
  • Edifici;
  • Miniere;
  • Protezione di centri dati (CED);
  • Industrie ed impianti per energia rinnovabile.

L’anno di riferimento dello studio è stato il 2019.

La principale ragione che ha condotto la Committenza ad intraprendere il percorso di valutazione del carbon footprint dei propri prodotti, sotto la supervisione dei tecnici di NIER è rispondere alle richieste pervenute dalla Stazione Appaltante (ENEL S.p.A.) di valutare l’impronta di carbonio dei prodotti oggetto di appalto e, in futuro, di impegnarsi a ridurla.

I risultati dello studio di CFP, verificato da ente terzo indipendente di caratura internazionale, potranno quindi essere utilizzati per programmare azioni di carbon management volte alla riduzione della propria impronta carbonica, individuando le fasi e le componenti più critiche.

L’azienda ha poi deciso di continuare il percorso intrapreso con NIER, ponendosi come obiettivo successivo l’ottenimento – a partire dallo studio LCA alla base del report CFP – di una certificazione EPD (Environmental Product Declaration), per validare ulteriormente la reputazione dei propri prodotti, nonché l’impegno verso una comunicazione trasparente della propria performance in termini di sostenibilità.

La certificazione EPD rappresenta un label di Tipo III riconosciuto dalla norma UNI EN ISO 14025:2010, il cui obiettivo risulta essere quello di rendere trasparenti le informazioni di carattere ambientale.

Lo studio EPD è attualmente in corso di realizzazione e si prevede la conclusione entro dicembre 2021.

Siamo felici di accogliere queste nuove sfide insieme e di supportarti nella strategia per rendere più sostenibile la tua azienda:
scrivici a BD@nier.it

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